Shakespirando

25

lug

Shakespirand’Amleto

“Benvenuti in prigione”. (libero adattamento da “Amleto” di W. Shakespeare)

Morire per dormire. Dormire, forse sognare.” da “Amleto” di W. Shakespeare

Presentazione

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Un viaggio di un uomo-attore solo, un tradito Amleto che sceglie la via del

folletto pazzariello punk per dire delle scottanti verità, tra cui quella di essere

tutti morti vivi in una gran bella prigione a cielo aperto. Senza la maschera il

pazzariello- uomo non trova altra via d’uscita se non quella di credere solo ed

esclusivamente alla possibilità che l’Arte e, nel caso specifico, “la

rappresentazione del dramma”, possano incastrare le coscienze dei malfattori.

Quando poi l’essere umano osserverà, a posteriori, se stesso attore non potrà

non vedere di essere lui il primo vigliacco. Capisce, così, che solo riuscendo a

non essere-non essere ciò che è stato fino ad allora, potrà grazie alla stesso

processo che vive l’artista e l’attore, ritornare ad essere ciò che è: un essere

umano, un semplice attimo nel tempo che può essere eterna bellezza.

Note di drammaturgia

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Una composizione in parte ispirata e in parte adattata da scritti e brani

drammaturgici tratti quasi in toto dall’Amleto di W. Shakespeare , con un

passaggio relativo al Calibano della Tempesta , un sonetto- il 116- sempre di

W. Shakespeare e una parte del brano “La bellezza” di Kahlil Gibran. Questo è

l’ultimo testo extra Shakespeare che era presente nella composizione e che

nell’ultima versione, che deve ancora andare in scena, è stato sacrificato al

cospetto del testo dell’Amleto che l’ha ispirato. Un processo che sì è innescato

anche con altri testi che, in connessione con i sensi dell’Amleto, sono stati al

servizio dello studio e dell’analisi, in sincronia parallela con la vita calda e vera

delle prove aperte amicali, funzionali alla messa in opera definitiva. Da ciò,

tutto il processo di composizione ludico narrativa si fonda e nasce dal testo,

dai sensi e dai temi dell’Amleto.

Note di regia

Anche la composizione scenica, in parallelo e connessione con la

drammaturgia, ha definito le sue forme nelle prove aperte amicali di cui sopra.

Trattasi di voli liberi, predisposti all’errore , che hanno creato nuovo tessuto

per il gioco della scena. Da ciò, anche grazie alle riflessioni scritte che una

parte del pubblico amico lasciava a fine prova, si è proceduto ad una pulizia e

scarnificazione della materia che, passo dopo passo definiva le sue forme. Si è

così giunti ad un “essenziale” in cui l’essere umano-attore-Amleto si

trasforma, in abito, corpo, senso e anima, nel flusso della narrazione scenica;

si adatta e adagia nello spazio che lo accoglie, dove è necessario solo il

personaggio privo di tutto ciò “che si può dir che sembra” ; apre spesso il

monologo ad un dialogo aperto con il pubblico. Un agire che stimola anche

un’armonia con la storia e la visceralità dei luoghi che ospitano la messa in

scena, a tal punto che, quando nasce autentico, lo stesso attore-personaggio

sceglie di mutar l’accento e la cadenza in sintonia con i luoghi, i popoli e la

musicalità della loro parola parlata. Lo stesso processo di ricerca ha prodotto

una scenografia che, forte di una povera sedia, si veste nello spazio dove

prende vita la narrazione scenica. Le musiche, prova dopo prova, sono state

incorporate dalla musicalità del corpo e della parola e sostituite da ritmi ed

effetti dal vivo, giocati dall’attore-personaggio. Il tutto affrescato con le

atmosfere del disegno luci. Una produzione paziente e progressiva, in

costante ricerca, che ora è pronta ad attraversare il mare delle isole del teatro.

“Arte,

Aldilà dell’io

Prospero Fulgore

Figlia d’Amore

E del mistero di Dio

Forse ci salverà”

Piergiuseppe Francione

Di Stefania Acquaticci|Senza categoria|0 comment

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