Shakespirand’Amleto
“Benvenuti in prigione”. (libero adattamento da “Amleto” di W. Shakespeare)
Morire per dormire. Dormire, forse sognare.” da “Amleto” di W. Shakespeare
Presentazione
Un viaggio di un uomo-attore solo, un tradito Amleto che sceglie la via del
folletto pazzariello punk per dire delle scottanti verità, tra cui quella di essere
tutti morti vivi in una gran bella prigione a cielo aperto. Senza la maschera il
pazzariello- uomo non trova altra via d’uscita se non quella di credere solo ed
esclusivamente alla possibilità che l’Arte e, nel caso specifico, “la
rappresentazione del dramma”, possano incastrare le coscienze dei malfattori.
Quando poi l’essere umano osserverà, a posteriori, se stesso attore non potrà
non vedere di essere lui il primo vigliacco. Capisce, così, che solo riuscendo a
non essere-non essere ciò che è stato fino ad allora, potrà grazie alla stesso
processo che vive l’artista e l’attore, ritornare ad essere ciò che è: un essere
umano, un semplice attimo nel tempo che può essere eterna bellezza.
Note di drammaturgia
Una composizione in parte ispirata e in parte adattata da scritti e brani
drammaturgici tratti quasi in toto dall’Amleto di W. Shakespeare , con un
passaggio relativo al Calibano della Tempesta , un sonetto- il 116- sempre di
W. Shakespeare e una parte del brano “La bellezza” di Kahlil Gibran. Questo è
l’ultimo testo extra Shakespeare che era presente nella composizione e che
nell’ultima versione, che deve ancora andare in scena, è stato sacrificato al
cospetto del testo dell’Amleto che l’ha ispirato. Un processo che sì è innescato
anche con altri testi che, in connessione con i sensi dell’Amleto, sono stati al
servizio dello studio e dell’analisi, in sincronia parallela con la vita calda e vera
delle prove aperte amicali, funzionali alla messa in opera definitiva. Da ciò,
tutto il processo di composizione ludico narrativa si fonda e nasce dal testo,
dai sensi e dai temi dell’Amleto.
Note di regia
Anche la composizione scenica, in parallelo e connessione con la
drammaturgia, ha definito le sue forme nelle prove aperte amicali di cui sopra.
Trattasi di voli liberi, predisposti all’errore , che hanno creato nuovo tessuto
per il gioco della scena. Da ciò, anche grazie alle riflessioni scritte che una
parte del pubblico amico lasciava a fine prova, si è proceduto ad una pulizia e
scarnificazione della materia che, passo dopo passo definiva le sue forme. Si è
così giunti ad un “essenziale” in cui l’essere umano-attore-Amleto si
trasforma, in abito, corpo, senso e anima, nel flusso della narrazione scenica;
si adatta e adagia nello spazio che lo accoglie, dove è necessario solo il
personaggio privo di tutto ciò “che si può dir che sembra” ; apre spesso il
monologo ad un dialogo aperto con il pubblico. Un agire che stimola anche
un’armonia con la storia e la visceralità dei luoghi che ospitano la messa in
scena, a tal punto che, quando nasce autentico, lo stesso attore-personaggio
sceglie di mutar l’accento e la cadenza in sintonia con i luoghi, i popoli e la
musicalità della loro parola parlata. Lo stesso processo di ricerca ha prodotto
una scenografia che, forte di una povera sedia, si veste nello spazio dove
prende vita la narrazione scenica. Le musiche, prova dopo prova, sono state
incorporate dalla musicalità del corpo e della parola e sostituite da ritmi ed
effetti dal vivo, giocati dall’attore-personaggio. Il tutto affrescato con le
atmosfere del disegno luci. Una produzione paziente e progressiva, in
costante ricerca, che ora è pronta ad attraversare il mare delle isole del teatro.
“Arte,
Aldilà dell’io
Prospero Fulgore
Figlia d’Amore
E del mistero di Dio
Forse ci salverà”
Piergiuseppe Francione